In tendenza

Noto, “Tutta colpa di Dalì”: con Fabio Montalto un balzo dalla fotografia surrealista all’avanguardia erotica

Vernissage venerdì 15 settembre alle 19

Dal 15 settembre al 15 ottobre i bassi di Palazzo Nicolaci ospitano la mostra fotografica “Tutta colpa di Dalì”, personale di Fabio Montalto, fotografo netino.

La mostra è inserita nell’ambito della rassegna Percorsi di NOTOrietà a cura di Studio Barnum contemporary ed è patrocinata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Noto.

“Nasco già contaminato da pittura e violino per mano paterna, quando alla vista di un Dalì mi ritrovai rapito dalle oniriche trame di un abile incantatore. Tutto divenne da quella forma d’arte geniale che confonde, inganna e meraviglia…”, si presenta Fabio Montalto: Vigile del Fuoco nella vita di tutti i giorni, attento scrutatore della realtà che immortala con i suoi scatti, giocando sui contrasti e sulle ombre, finendo per prediligere un genere in particolare: il nudo artistico.

Per non scadere nel più massificante e banale nudo commerciale, il mio intento artistico ha prima volteggiato sul corpo femminile trovandone angolazioni anonime, inedite ed ingannevoli come aree inesplorate…private di quell’intimo non necessario (Erogene Origini – 2020). Solo oggi, grazie all’arte materica, ho voluto scavalcare i confini virtuali della fotografia e, tra surrealismo ed erotismo, ho ultimato opere contemporanee uniche nel loro genere. Anche l’incalzante progresso digitale della I.A. (intelligenza artificiale), che minaccia di migrare l’arte dall’uomo alla macchina, mi ha fortemente spinto ad intervenire drasticamente sulle mie opere fotografiche, quasi a volerle tirar fuori dal mondo digitale, per imprimere loro quella matrice umana, quella firma indelebile dell’anima che ogni artista incide con la sua follia.

Il nudo, in tutte le forme d’arte, rappresenta il tema più espresso nelle opere di tutti i tempi, sacre e profane,…dalle figure sui reperti ellenici ai mosaici di Pompei, da Leonardo a Michelangelo, da Rubens a Klimt, da Courbet a Goya, da Man Ray a Alfred Johnston, da Newton a Weston.

La linea erotica che mi appartiene è interpretata in chiave ironico-concettuale dove il “body” è un fondale anonimo dal quale fuoriesce il simbolismo sacro della sessualità…il triangolo del ventre femmineo o il calice della creazione, verso il quale la vitalità dell’uomo concentra i suoi sensi.

E viceversa il fallico maschile come accessorio indispensabile al raggiungimento della divina unione, senza il quale la donna rimane vuota…sterile, incapace di fecondare una nuova anima.
Un simbolismo erotico composto, ma allo stesso tempo allusivo e provocatorio che lascia permeare tracce della mia terra e della mia tradizione.

Opere create per interagire con l’anima di chi le guarda, sorprendendo e divertendo. Un’arte che gioca con i titoli, con le parole, affinchè tu, osservatore, sorrida all’imbarazzo e agli inganni del nostro tempo…perché alla fine, è tutta “una grande presa per il …Q””.


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni