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Noto, ribaltone sulla gestione dei siti culturali del Comune: “la gara non andava annullata”

Dal 4 giugno i siti comunali restano chiusi

Nuovo ribaltone nella vicenda che riguarda la gestione dei beni culturali del Comune di Noto (che restano chiusi praticamente da un anno). Il Tar, infatti, ha imposto al Comune di riassegnare il servizio di gestione alla seconda (e ultima) ditta in graduatoria dopo che lo stesso Comune aveva revocato l’assegnazione (avvenuta dopo che il Tar aveva escluso la prima ditta in graduatoria dopo ricorso della seconda) in autotutela, dopo una serie di verifiche sui requisiti minimi della stessa ditta e alla luce di un possibile errore nel calcolo dell’importo totale dell’appalto.

Una vicenda articolata, complicata, giocata su diversi tavoli tra ricorsi al Tar e al Cga, richieste di sospensive, determinate annullate e nuove determine. L’ultima tappa è la determina del settore Turismo (la numero 14 del 28 gennaio 2015) che dà seguito alla sentenza del Tar di Catania numero 114 del 2025 che, in buona sostanza, restituisce efficacia alla determina di affidamento del servizio alla seconda ditta in graduatoria, annullando la delibera di Giunta e le determina di settore dello scorso mese di agosto che revocavano l’affidamento, annullavano la gara d’appalto per esclusione di quest’ultima ditta e per esaurimento della graduatoria, evidenziando la volontà del Comune di ricalcolare il valore dell’appalto.

Tutto era cominciato nel 2023, quando il Comune pubblica la gara d’appalto per la gestione delle visite nella Sala degli Specchi di Palazzo Ducezio, a Palazzo Nicolaci e al Teatro Tina Di Lorenzo. Due le ditte che partecipano, la seconda in graduatoria presenta ricorso e il Tar lo accoglie. La ditta prima in graduatoria, che aveva cominciato il servizio, salvo poi interromperlo – e i siti restano chiusi da quella data, vale a dire dal 4 giugno 2024 – presenta ricorso al per ottenere la sospensiva (che non arriverà).

A maggio 2024, con ricorsi ancora pendenti, il Comune affida il servizio alla seconda ditta in graduatoria, riservandosi però la facoltà di richiedere alcuni chiarimenti che riguardano la gestione economica dei rapporti con i dipendenti e il monte ore. Chiarimenti che non convincono il Comune, che di fatto ad agosto esclude anche la seconda ditta, chiude la gara d’appalto e la ritira anche in autotutela visto che da un’analisi più approfondita si scopre che la base d’asta da 720mila euro per 5 anni di gestione potrebbe essere una cifra poco adatta al reale valore dell’appalto, considerando che i dati degli introiti dall’11 marzo al 4 giugno 2024 parlano di circa 110 mila euro di incassi pochi mesi. Dati che proietterebbero a circa 450mila euro gli incassi annuali, cifra non proprio in linea con i 720mila euro calcolati per 5 anni. Una “evidente discrasia tra gli incassi ipotizzati dalla stazione appaltante e posti a base d’asta (720mila euro per 5 anni) con quelli realmente introitati nel trimestre..con condizioni decisamente sfavorevoli per il Comune”. 

A inizio anno la sentenza del Tar che ribalta praticamente tutto. Tar che intanto ha unificato i due ricorsi, quello della prima ditta in graduatoria e quello della seconda ditta in graduatoria. Rigettato quello della prima, accolto quello della seconda ritenendo che il Comune “deve imputare innanzitutto a sé medesimo una istruttoria evidentemente manchevole nella individuazione degli incassi ipotizzati e posti a base d’asta”, con l’annullamento in autotutela che avrebbe richiesto motivazione più solida. Anche sulle verifiche predisposte sui requisiti minimi mancanti, il Tar ha ritenuto che ci siano state delle interpretazioni sbagliate sul monte ore.


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