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Noto, i bassi di Palazzo Ducezio ospitano “Il lato profondo della terra”, la personale di Nunzio Fisichella

Un’indagine pittorica che ha tra i suoi elementi caratterizzanti l’utilizzo, per la prima volta in arte contemporanea, della sabbia vulcanica, questa incredibile polvere nera, che, non di rado, scende a pioggia sui paesi etnei

Ha aperto l’8 luglio, nei bassi di Palazzo Ducezio di Noto, sede del Comune di Noto, la mostra “Il lato profondo della terra”, personale di Nunzio Fisichella.
Saranno esposte più di venti sue opere recenti, tra le quali, in una delle due sale, quelle più particolari e quasi monocrome dedicate al vulcano Etna.

Un’indagine pittorica che ha tra i suoi elementi caratterizzanti l’utilizzo, per la prima volta in arte contemporanea, della sabbia vulcanica, questa incredibile polvere nera, che, non di rado, scende a pioggia sui paesi etnei.

Una tecnica particolare e unica che trasferisce questi cristalli finissimi sulla superfice del quadro rendendolo testimone della composizione geologica della terra vulcanica, ma, nello stesso tempo, svelandone, quasi per magia, la luce interiore.

Nella seconda sala, invece, ci sono testimonianze delle sue diverse e affascinanti ricerche che riguardano sempre la luce, i colori del paesaggio o del mare di Sicilia. Come se questi colori, interiorizzati dall’artista, siano divenuti specchi dell’anima e timbro della sua straordinaria produzione pittorica.

Come scrive Gianluca Lombardo, in un testo elaborato per una recente mostra di successo alla galleria Carta Bianca di Catania: “Il lavoro pittorico di Nunzio Fisichella pare quello dello scopritore di grotte che va alla ricerca di materie nuove, ricche di sedimentazioni, di tracce nascoste, di reperti proto-umani addormentati da sempre negli asciutti abissi della Terra. Sembra riportare alla luce del giorno porzioni di suolo che ciascuno di noi dà per scontato nel proprio movimento di superficie, ma che solo a pochi è dato di conoscere profondamente. Il primo pensiero è rivolto al paesaggio, o almeno così pare: la terra si offre in continua cangevole sostanza, che i dipinti evocano con forza e risonanza. Ogni dipinto sembra voler rappresentare l’evoluzione della roccia, il conglomerato millenario voluto quasi come un testimone del tempo assoluto, ma in un luogo preciso. Il paesaggio è quello scuro, aspro e potente dei territori a lui prossimi; quello dell’Etna, e delle profondità recondite che il vulcano ci lascia intravvedere nel suo fenomeno eruttivo….. Questi dipinti sono potenti come sculture, sfiorano l’assioma assoluto e deifico della terra/madre, hanno l’ambizione di raccontare l’intero processo sedimentario del magma. E nello stesso tempo, declinano con leggerezza quasi estatica la delicata sfumatura, il racconto per frammenti sublimati, l’emozione interiore e profonda dell’animo interpretata con silenziosa mano. Questi lavori accarezzano, e ci fanno accarezzare, la superficie della Terra come fosse pelle delicatissima nonostante l’apparente rudezza della materia.
Ci portano per mano attraverso crepacci sublimi – giusto per tenere a mente l’esempio illustre del paesaggismo di Friedrich – verso l’invisibile ingresso del mondo ctonio: l’inconosciuta bocca spalancata sul centro del mondo.”


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