In tendenza

Noto, è uscito “Di là dall’orizzonte: utopiche trasparenze”, raccolta di poesie del preside Angelo Fortuna con la prefazione di Marcella Melea

Nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”

Di là dall’orizzonte: utopiche trasparenze, di Angelo Fortuna, è una raccolta poetica dal titolo particolare, significativo, quasi ermetico, ma molto evocativo; un titolo che ci fornisce, sin da subito, indicazioni tematiche e di segno su quello che l’autore vuole esprimere e comunicare. Egli, in effetti, sembra voler scrutare il mondo «di là dall’orizzonte» – com’è tipico, d’altra parte, della vera poesia, il cui linguaggio è capacità di guardare avanti e vedere oltre –: quel mondo che sta oltre le apparenze, al di là del mondo chiaramente visibile e tangibile, che l’autore vuole intravvedere, immaginare e offrire al lettore. Un’idea, questa, un’intenzione, una volontà, che è ben supportata anche dalla pregevole introduzione, in cui l’autore, rifacendosi ad alcune citazioni di poeti simbolisti, romantici e moderni come Arthur Rimbaud, Vladimir Majakovskij, Jorge Luis Borges, Alda Merini, Pablo Neruda, Alfred de Vigny, François-René de Chateaubriand, esplicita il suo concetto di poesia.

La prefazione è curata da Marcella Melea.

L’autore esordisce con la definizione di Edgar Allan Poe, secondo cui la poesia è un «atto divino»: la poesia, infatti, consente al poeta di creare, dare forma e vita; l’atto della creazione, prerogativa di Dio, è offerta all’uomo in quanto parte della sua creazione, poiché in lui brilla una scintilla di divino. Il poeta è come un veggente, che vede oltre le apparenze ed è in grado di offrire agli altri uomini la sua visione; per cui, la poesia è illuminazione, bagliore che squarcia le tenebre. L’uomo che intraprende il viaggio nel mondo della poesia non sa quello che sarà in grado di scoprire, di comunicare o svelare (Jorge Luis Borges). Per esercitare il suo compito, il poeta ha bisogno di ritrarsi in solitudine, entrare nel suo Io, calarsi nelle sue profondità e uscirne trasfigurato.

La raccolta poetica, ricca di spunti e immagini, rappresenta così una sorta di testamento spirituale dell’autore, che attraverso emozionanti narrazioni poetiche, fatte di ricordi, sensazioni, descrizioni di eventi e situazioni, ci svela un mondo fatto di bellezza, di buoni sentimenti, valori e pensieri pregni di fede e di speranza. L’autore descrive la «Sicilia dorata» e la città di Noto in particolare, ne esalta la bellezza, la ricchezza storica, le meravigliose sfumature del paesaggio; ne descrive le estati infuocate, i cambi atmosferici, le folate di vento gelido, le spiagge, le strade, i monumenti barocchi. Ne viene fuori una Noto elegante, raffinata, luminosa, rivestita d’oro, accogliente, incrocio e crogiuolo di lingue e culture diverse, ricca di storia e umanità. Il poeta in questo situazione sembra essere una parte integrante della città, oserei dire una sua vera e propria colonna portante.

La raccolta si apre con la poesia Vieni, festoso Aprile: un vero e proprio inno alla speranza, con l’arrivo della primavera, la rinascita della natura, la Pasqua di Resurrezione, che fanno ben sperare nella sconfitta del Covid-19: «…Incedi aprile, vittorioso e mite, / Pasqua di resurrezione è glorioso / obiettivo vincente del tuo onore…». E il rito dell’incontro di Maria con il figlio risorto riempie l’animo e spalanca orizzonti d’infinito: «Mentre Gesù e Maria, fianco a fianco, / sui verdi sentieri della salvezza / spalancano orizzonti d’infinito…» (Pasqua di Resurrezione).

Nella terza poesia, l’autore ci racconta la storia di donna Venerina, un’educatrice che con i suoi insegnamenti, accompagnati da atti di affetto e dolcezza, ha saputo formare intere generazioni; il tono della poesia è nostalgico, pregno di delicatezza e tenerezza, ma vigoroso allo stesso tempo, come quando i versi mettono in evidenza i valori profusi dalla protagonista: «…Quando gli mancava il suo sorriso / e il magistero che limpido emanava / la sua persona trasudante amore, / Giorgino attingeva alla sua fonte / per poi tornare colmo di vigore / alla sua evangelica missione…» (Un angelo a due passi da casa…).

Formazione e Educazione sono temi molto cari all’autore, come si evince dai suoi versi. Nella bellissima poesia Avventura educativa d’amore, l’autore – da grande conoscitore del mondo della scuola –, traendo spunto da un’allieva il primo giorno di scuola superiore, descrive poeticamente il mistero e la bellezza dell’educazione. Solo chi ha avuto la gioia d’insegnare sa cosa significa formare generazioni di studenti, vederli crescere giorno dopo giorno, diventare uomini e donne del futuro, ed essere fautore di questo processo è qualcosa che riempie l’animo. Quando si ha la fortuna di accompagnare uno studente per diversi anni, a livello di scuola superiore, si può vedere il vero cambiamento nella crescita, i ragazzi che diventano adulti e si aprono alla vita. Se poi l’apporto del docente viene riconosciuto, si prova una grande gioia e si è consapevoli di aver contribuito al miglioramento della vita e del mondo. Anche in quest’avventura si è poeti, poiché si diffondono semi di conoscenza e di se stessi, così come il poeta fa attraverso la sua poesia: «…è la storia di un sublime bene / educativo, culturale, umano, / che la terra non potrà contenere / e che reclama l’intervento attivo / di trascendente amore e d’eternità…».

Un’altra tematica cara all’autore, e trattata nelle sue poesie, è quella della meraviglia: la meraviglia che si prova davanti allo sbocciare della vita, la nascita e la crescita di bambini – nel caso specifico i nipoti dell’autore –, che infondono tenerezza, gioia, bellezza, speranza nel futuro. Il poeta esalta, con grande abilità espressiva, il miracolo della vita: Dio nonostante tutto non si è stancato dell’uomo. In alcune liriche, il poeta si riveste di assoluta tenerezza e senso di protezione: «…Invasione di gioia senza fine, / vitalismo e mutevoli espressioni / d’un fanciullino di soli quattro mesi / che la grazia divina ha destinato / a chi procede sui sentieri erbosi / del cosmo, dono e mistero di Dio, / da sempre innamorato del creato, / smisurata profusione del suo amore» (Al piccolo Adriano); «…Dappertutto si volge il tuo sguardo / desioso di comprendere il mistero / e carpire il segreto che avvolge / la tua essenza a immagine di Dio, / frutto di sconfinata tenerezza, / che il percorso terreno t’ha donato / per conquistare eternità beata / libertà con infinito amore / nelle braccia del Creatore amato…» (Per Flavio, amato dall’Amore).

In altre liriche, in cui parla dell’amore per la sua donna, compagna di una vita, un amore eterno, predestinato da sempre, l’autore si riveste di dolcezza e infinita tenerezza: «…Tanti gli anni e i decorsi decenni / tempo immemorabile oramai / ma anche solo un attimo fuggente / proiettato in sublime eternità / oltre i limiti e confini del cosmo / oltre le vastità del firmamento / oltre il mistero delle galassie azzurre / oltre il volo e l’espansione dei sogni / oltre gli arcani pluri-universali / oltre i concetti più complessi e arditi / nei campi sterminati d’infinito / dove l’Amore che a tutto dà senso / ci accoglierà sorriso a braccia aperte / nel suo seno vitale creatore / colmo di pienezza e di totalità…» (A Clara). Un amore, quello per Clara, che ha riempito la vita dell’autore sin dalla sua giovane età: un amore – fonte di ricchezza, di bellezza e di dolcezza – per il quale, pertanto, egli si sente benedetto e riconoscente a Dio e all’universo.

In alcune liriche, l’autore utilizza il francese come se fosse la sua lingua madre, mostrando anche qui grande bravura ed eleganza poetica. Molto bella e musicale è la lirica Des frontières muettes, in cui egli descrive un paesaggio di fine estate, accompagnata dai moti del cuore, con lo sfondo dei  monti Iblei: «…Le train siffle, annonce de départ: / des gouttes de rosée se fondent, / des larmes d’un temps passé, séchées / parmi les brumes de paradis perdus».

La poesia di Angelo Fortuna si caratterizza per un linguaggio altisonante, ricco, elegante, musicale. L’autore usa con scioltezza l’endecasillabo e compone versi strutturati ed equilibrati. Siamo di fronte a un poeta “maturo”, di grande esperienza e sensibilità, il cui sguardo è rivolto sempre verso il “divino”, al quale è riconoscente per il dono della vita, per la bellezza e l’amore che ha provato e ammirato, per l’arte della poesia di cui è capace. Fortuna usa ogni parola con naturalezza, per descrivere dettagli e particolari di tutto ciò che lo circonda, del mondo che lo avvolge, e lo fa talmente bene e in maniera così efficace da coinvolgere intimamente – quasi rapire – il lettore nel suo poetare, facendogli immaginare le situazioni da lui sperimentate e rivivere le sue stesse emozioni.

Di là dall’orizzonte: utopiche trasparenze è una raccolta poetica importante, nelle parole e nei significati; una raccolta intensa e profonda, fatta di parole misurate e versi delicati; è pura capacità di creare immagini e suscitare emozioni; pura poesia dell’anima, in cui convergono significati e valori fondativi dell’esperienza umana. Una suggestiva e piacevole diffusione di echi, in cui l’autore dispiega tutte le sue abilità poetiche e narrative, segnando profondamente e indelebilmente l’animo del lettore.


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni