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Noto, arriva “Hope”, l’Esercito della Speranza di Orazio Coco

Inaugurazione martedì 31 alle 18, a cura di Vincenzo Medica con presentazione critica di Dalia Monti

Nuovo appuntamento con Percorsi di NOTOrietà, la rassegna curata da Studio Barnum contemporary e patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Noto. Da domani, infatti, nei bassi di Palazzo Nicolaci arriva Hope, l’Esercito della Speranza di Orazio Coco.

Una mostra curata da Vincenzo Medica e la cui presentazione critica è stata curata da Dalia Monti, la quale la descrive così.

“Nessuno può parlare delle virtù. Soltanto Dio. Ma c’è qualcuno che si avvicina a Dio: i bambini. Anche se i bambini non parlano delle virtù, piuttosto le mettono in pratica. In maniera assoluta e sacra. E originale. Com’era in origine, quando l’uomo non conosceva il peccato. Nessuno può parlare delle virtù. Ma i bambini  con i loro gesti ed i loro sguardi sono capaci di comunicarci le virtù. Per loro sono come i giocattoli: le amano, le usano, le montano, le smontano, le ricompongono, le portano persino a dormire con loro. Così sono i bambini. Come noi quando eravamo bambini. Nessuno può parlare delle virtù. Neanche l’artista. Così, se non è possibile per l’artista parlare delle virtù, non è possibile neanche dipingerle o plasmarle. Gli rimane un’unica possibilità: plasmare i bambini. I bambini che mordono, che usano, che amano, che distruggono le virtù e che perciò stesso le rappresentano. Senza moralismi, senza ipocrisie, senza distinzioni preconfezionate tra bene e male, senza nemmeno la coscienza di rappresentare le virtù. Nessuno può parlare delle virtù. Neanche l’artista. Ma può Orazio Coco dare forma ai bambini che ci mostrano le virtù. Può riempire lo spazio di bambini. Può moltiplicare i loro gesti, i loro sguardi fino a diventare un esercito. Un esercito di bambini che ci guardano. E’ il loro sguardo che ci colpisce. E’ la loro arma. Perchè è uno sguardo che esprime fiducia. Che ci dà speranza. Uno sguardo che ci perdona e ci chiede perdono. Che ci trasmette il coraggio di affrontare la vita senza condizioni. Uno sguardo che affronta il senso della colpa. Che ricerca la conoscenza. Che sperimenta usi ingegnosi ed insoliti per oggetti banali. Oppure uno sguardo interno. Occhi chiusi alla ricerca della purezza, della sensazione del vento tra i capelli, del passaggio sottile dell’aria tra le mani. Uno sguardo senza parole. E’ muta questa schiera di virtù di terracotta. Senza armi letali e senza voce è questo esercito. Perchè nessuno può parlare delle virtù. Neanche l’artista. Neanche io”.

Hope è una installazione site specific che comprende buona parte del progetto scultoreo L’Esercito della Speranza, evento artistico terapeutico che nasce dalla sensazione di appartenere ad una società in cui la maggioranza é priva di valori, in cui prevale il disinteresse reciproco. Ma, poiché abbiamo il compito di consegnare il mondo alle nuove generazioni, dobbiamo recuperare i giusti valori nei rapporti con gli altri.

“Virtù come la fiducia, il coraggio, il perdono, la purezza – si racconta l’artista – sono assenti nel nostro vivere quotidiano tranne nei bambini piccoli. Allora é giusto che tali virtù siano rappresentate da chi le possiede intrinsecamente e da chi ha ancora l’energia di curare le convinzioni alienate dell’adulto. Per questo l’esercito é composto da sculture in terracotta di bambini, che ricordano l’esercito di Qin Shi Huang. Ma, mentre gli 8.000 guerrieri cinesi sono armati, la schiera di virtù di terracotta é nuda. Sono gli sguardi di questi bambini la loro arma. Dai loro occhi, puntati su di noi, si irradia un messaggio. Non importa che questo messaggio sia percepito o accettato. I miei bambini hanno il potere magico di curare il mondo. Anche a prescindere da me. Questa é la mia convinzione forse un po’ folle o fuori moda per la società attuale: l’Arte deve avere una funzione essenzialmente educativa. Come avveniva tra i popoli primitivi, in cui l’artista collaborava con il mago, il sacerdote o il medico”.


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