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Noto, al Tina Di Lorenzo arriva Pippo Pattavina con “Pensaci Giacomino”

“Pensaci, Giacomino!” rappresenta uno dei lavori in cui Pirandello riesce a dare corpo con maggiore intensità a una critica profonda e assolutamente lontana da tentazioni qualunquistiche di quelle convenzioni sociali, di quell’ipocrisia, di quelle maschere con le quali la gente comune traveste la propria assenza di principi etici

“Pensaci Giacomino”, di Luigi Pirandello, con Pippo Pattavina, Debora Bernardi, Bianca Caliri, Diana D’Amico, Francesca Ferro, Giuseppe Parisi, Giampaolo Romania, Riccardo M. Tarci, Aldo Toscano e con la partecipazione del piccolo Brando Salerno Piemonte. Regia di Gugliemo Ferro, le scene sono di Salvo Manciagli i costumi costumi della Sartoria Pipi, il disegno luci di Santi Rapisarda, il direttore di scena è Franco Sardo, sarta Graziella Torretti, in scena a Noto il 7 e 8 maggio 2024 alle 21.00

“Pensaci, Giacomino!” rappresenta uno dei lavori in cui Pirandello riesce a dare corpo con maggiore intensità a una critica profonda e assolutamente lontana da tentazioni qualunquistiche di quelle convenzioni sociali, di quell’ipocrisia, di quelle maschere con le quali la gente comune traveste la propria assenza di principi etici.

“Pensaci, Giacomino!” – scrive Guglielmo Ferro – rappresenta per me uno dei lavori in cui Pirandello riesce, restando immune da facili moralismi, a dar corpo con più intensità a una critica profonda e assolutamente lontana da tentazioni qualunquistiche di quelle convenzioni sociali, di quell’ipocrisia, di quelle maschere con le quali la gente comune traveste la propria assenza di principi etici. Toti non appare come un vinto, né una figura triste o malinconica, di vecchio ingrigito dai propri pensieri. È anzi l’unico che esce vincitore in una guerra dalla quale tutti escono sconfitti; il più intelligente, in fondo, quello che sente di poter scegliere, di essere padrone della propria vita, delle proprie certezze, dei propri errori, pronto a pagare, a sentire tutto sulla pelle con coraggio. Non è il candore senile a impegnare il personaggio, ma l’acutezza mentale, il profondo rigore etico, la coerenza tagliente, quello che infastidisce; perché fa pensare, perché mette di fronte ognuno di noi alla nostra ridicola apparenza di fantocci impegnati in rituali spogli di ogni significato, decisi da qualcun’altro e accettati per comodità”.


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