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“Le Vie dei Tesori”, ultimo weekend a Noto: visita in centro e un’inconsueta degustazione di fichidindia e pecorino

La passeggiata guidata tra le vie del centro storico si concluderà con una degustazione a km0 ma sul filo di un’inedita accoppiata di sapori, ovvero fichidindia e pecorino ragusano

Un gran finale straordinario con tutte città pronte a fare a gara per offrire le esperienze più amate, in questo ultimo weekend (sabato 21 e domenica 22 ottobre) delle Vie dei Tesori. Si potrà entrare di notte nel duomo di san Giorgio a Ragusa (quattro turni, solo domenica dalle 20.30 alle 22.30), ma anche partecipare ad un tour al tramonto per photolovers (semplici appassionati e fotografi già rodati) tra i vicoli e le stradine di Ibla cercando lo scorcio  più particolare, con la guida di un esperto di fotografia del paesaggio e travel. E non solo, a Scicli è tutto pronto per l’appuntamento più atteso: domenica alle 9,30 un percorso straordinario di Tanit Scicli, alla scoperta del cimitero monumentale della cittadina barocca. Ci sono voluti due anni di ricerche archivistiche e sul campo per costruire il tour ma eccolo: tra cappelle liberty e architetture neoclassiche, mausolei gentilizi e semplici lapidi, balza fuori la storia della città, e dei suoi rapporti umani e sociali tra ‘800 e ‘900.

Senza contare invece che a Noto, la passeggiata guidata tra le vie del centro storico si concluderà con una degustazione a km0 ma sul filo di un’inedita accoppiata di sapori, ovvero fichidindia e pecorino ragusano.

Insomma, questo ultimo weekend delle Vie dei Tesori nel Val di Noto sarà un’immersione nella meraviglia barocca che è nata da Carmelo Cultraro e dai fratelli Gianforma, o da Rosario Gagliardi a Noto. Sarà un tour tra palazzi sontuosi (come perdere la residenza degli Arezzo di Trifiletti a Ragusa, o  a Scicli, palazzo Spadaro con la collezione di tele del Gruppo di Scicli di cui facevano parte Guccione e Sarnari? o ancora i bellissimi  palazzi di Noto, quello dei principi Nicolaci di Villadorata (sono visitabili quattro ambienti inediti, recuperati dal Comune) e l’altro, dei Trigona di Canicarao e di Dainamare, dove apre la sala dedicata all’architetto a cui si devono imponenti monumenti di Noto.

Ancora suggestioni? Non dimenticate il Convento dei Cappuccini di Ragusa, che è stato sì trasformato in hotel di charme, ma vi faranno lo stesso assaggiare i piatti della cucina povera; da visitare (è stata inaugurata nel primo weekend del festival) la casa museo della Beata Schininà, fondatrice delle suore del Sacro Cuore di Gesù; si sale sull’unico campanile della cattedrale di San Giovanni Battista, alto 50 metri, raggiunto dopo essersi inerpicati per 129 gradini. Si visita il complesso dell’Antico Mercato (il secondo luogo più amato del festival! dopo palazzo Trifiletti) per scoprire la ricostruzione delle antiche botteghe artigianali di una volta. E le ultime visite alle chiese: dagli affreschi medievali sopravvissuti di Santa Maria delle Scale, alle tombe dei nobili  ragusani e alla cappella degli Arezzo di Donnafugata nella gotica San Francesco all’Immacolata, a Ibla; dall’antichissima chiesa della Maddalena, alla chiesa dell’Annunziata, nella Ciudecca ebraica, ricostruita grazie al barone Battaglia di Torrevecchia, che la volle collegata al suo palazzo tramite un passaggio personale; la chiesa del Santissimo Ecce Homo con le vetrate istoriate da Duilio Cambellotti nel 1956, la chiesa di Santa Maria dell’Itria che fu sede dei Cavalieri di Malta, e le  Santissime Anime del Purgatorio il cui campanile poggia su un tratto delle mura bizantine del castello di Ragusa.

Eccoci a Scicli – che con Ragusa sta conducendo una sorta di sì affettuosa disfida a colpi di visitatori, c’è veramente un testa a testa di numeri tra le due città – e qui le regine sono le grotte di Chiafura, dove pare di sentire le voci dei poverissimi contadini che negli anni Cinquanta vivevano ancora qui, una realtà che con Pasolini e Carlo Levi arrivò anche in Parlamento. Ma da non perdere anche l’antica farmacia Cartia dove ci si ritrova immersi tra albarelli, vasi da medicina, pozioni, decotti, che paiono dormire negli scaffali; il museo spontaneo delle “carcare”, le antiche fornaci usate ancora negli anni ’60 per ridurre la pietra in calce alla chiesa di san Vito mentre al Museo del costume e della cucina, a piano terra dell’antico monastero di San Michele, ci si perderà tra le pieghe degli abiti d’epoca, entrando anche in una cucina popolare ricostruita. Al complesso di San Giovanni Battista si seguirà il percorso delle monache benedettine, ci si potrà affacciare dalle gelosie della clausura e si salirà ancora fino ad arrivare alle antiche campane; si visitano la chiesetta rupestre della “Scalilla” e Santa Teresa, sorta di bomboniera rococò.

Il festival a Noto – le visite guidate sono condotte dagli scout del Gruppo Agesci Noto 1 – oltre ai due straordinari palazzi, accoglie anche il Museo dei Mecenati del Barocco: la ricostruzione della Noto attuale si fece seguendo solo tre misure per realizzare le decorazioni in pietra da taglio delle facciate, per evitare stravolgimenti e mantenere un certo stile comune: le nobili famiglie netine di comune accordo si attennero alle Pietre sacre del Barocco, che troverete esposte al museo.

Una zona votata al turismo – i primi due weekend hanno messo insieme oltre cinquemila visitatori nelle tre città –  dove anche in questo autunno strano il sole al tramonto rende tutto rosa. Il programma del festival è stato costruito con Unicredit come main sponsor e con la collaborazione di Poste Italiane, in sinergia con Regione, Atenei, Comuni, Diocesi, gestori privati, istituzioni dello Stato, proprietari di palazzi nobiliari. E con le Terre dei Tesori aprono anche questo ultimo weekend cantine, vigneti, frantoi, caseifici, vivai, in collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura.


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